25 anni fa nasceva l’Acquario di Genova. Mi ricordo l’estate del 1992: lavoravo nella libreria proprio sotto all’Acquario e ogni volta che potevo, scappavo a vedere la vasca delle foche. Allora c’erano poche vasche e io ero quasi ipnotizzata dalla vasca cilindrica delle meduse (dove oggi ci sono le murene).
Sono passati -anzi volati- 25 anni e l’Acquario è cresciuto tantissimo fino a diventare una struttura eccellente a livello europeo; ha soddisfatto tutte le aspettative diventando un polo turistico di primo piano, un traino per tutta la città.
Io sono una guida turistica e vorrei che Genova fosse ricordata per il centro storico con i suoi carruggi, i suoi palazzi e le sue chiese, per i musei della città, per i parchi e per il porto, ma certamente mi rendo conto che ormai l’Acquario fa parte integrante dell’immagine della città e costituisce un’attrattiva di primo piano per famiglie con bambini e turisti da ogni dove.
Recentemente sono tornata a visitare l’Acquario, dopo tanto tempo che non ci entravo.
Le grandi vasche attraggono, come calamite, adulti e bambini: le evoluzioni delle foche, il lento ed inquietante muoversi degli squali, il buffo ancheggiare dei pinguini, i divertenti salti dei delfini e i pigri movimenti dei lamantini. Ci sono poi le vasche più piccole, dove si scoprono rettili ed anfibi spesso sconosciuti, con forme e colori sorprendenti.
C’è la vasca delle razze, dove si scopre che non solo cagnolini e gatti apprezzano le coccole, ma anche ai pesci piacciono le carezze.
E poi c’è l’habitat dei diamantini, dove si fanno quattro passi in compagnia di questi graziosi uccellini.
Sono consapevole delle critiche ad acquari e zoo da parte di animalisti, che parzialmente condivido. La visita all’Acquario di Genova è comunque un’esperienza avvincente; di fronte ad alcune vasche si rimane incantati per la bellezza di forme e colori e ci si immerge, quasi letteralmente, in una realtà affascinante e misteriosa.
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