Il muretto di Alassio è certamente una delle principali attrazioni della cittadina del Ponente ligure. Ci sono le piastrelle con le firme di attori, cantanti, sportivi, persone famose ed ognuno può andare a cercare l’autografo del proprio beniamino o stupirsi leggendo nomi di personaggi inaspettati.
Viste le recenti cronache che hanno portato alla ribalta il bambino che ha inventato l’aggettivo “petaloso”, per cui si è scomodata anche l’Accademia della Crusca, mi diverte la piastrella che cita una frase di Gilberto Govi:
Forse oggi, il grande comico, con una punta di sorniona ironia, avrebbe detto: “Speriamo che sia petaloso!!”
Ma, tornando alle cose serie, mi piace ricordare come è nata l’idea del Muretto. Di fronte al Caffè Roma, luogo di ritrovo del jet set internazionale che negli anni ’50 frequentava Alassio, c’era un anonimo muretto di sostegno ai soprastanti giardini pubblici: il proprietario del Caffè Roma, tal Mario Berrino, che collezionava su un album le firme dei suoi famosi ospiti, avrebbe voluto rendere il muretto un po’ più grazioso; ecco che da cosa nasce cosa e, una sera, chiacchierando con Ernest Hemingway, concepisce l’idea di trasferire su piastrelle colorate gli autografi che collezionava: il gioco è fatto! Con l’aiuto di un ceramista si creano le prime piastrelle, e anno dopo anno il “Muretto” cresce con gli omaggi di tanti personaggi.
Una delle piastrelle ricorda la nascita del nome di Alassio: Adelasia, figlia dell’imperatore Ottone I, si era perdutamente innamorata di Aleramo, il coppiere di corte. L’imperatore Ottone non vedeva di buon grado questa relazione della figlia con un uomo di rango basso. I due amanti fuggirono insieme e si sposarono. Anni dopo l’imperatore scese in Italia per combattere contro i Saraceni e nell’esercito imperiale si distinse, per coraggio e valore, proprio Aleramo; a questo punto Ottone si riconciliò con figlia e genero per un immancabile lieto fine.
Un’altra versione della storia ci presenta Aleramo figlio del duca di Sassonia, quindi di alto lignaggio; ciononostante non era gradito all’imperatore Ottone, quindi la figlia Adelasia dovette fuggire con lui per poterlo sposare.
Il luogo dove la giovane coppia si era fermata prese, in onore della principessa, il nome di Alaxia, poi trasformato in Alassio.