Una cornice liberty per trasparenze e colori

Una cornice liberty per trasparenze e colori
6 Ottobre 2015 Lucia

Nell’entroterra di Savona, ad Altare, da 1000 anni si producono oggetti di vetro: nell’XI secolo monaci benedettini avrebbero costruito la prima fornace. Le tecniche e le sapienze dei maestri vetrai si sono sviluppate secolo dopo secolo, fino a che, nella notte di Natale del 1856, ottantaquattro maestri vetrai hanno fondato la Società Artistica Vetraria (S.A.V.) per conservare e tramandare le loro competenze e le loro tradizioni. Si producevano oggetti di uso quotidiano, bicchieri, bottiglie, fiaschi, vetri per laboratori di chimica e farmacia, complementi d’arredo e oggettistica varia. Il marchio della S.AV. ha superato i confini del paese diventando noto in tutto il mondo; purtroppo dagli anni ’50 è iniziata una lenta ed inesorabile crisi che ha portato al fallimento del marchio nel 1978.

Gli oggetti in vetro racchiudono un che di magico: le trasparenze, i riflessi di luce ed i colori che da limpidi si trasformano in opachi sono sempre affascinanti.

Nel centro di Altare, in piazza del Consolato, si trova il Museo del Vetro: è allestito nella bella Villa Rosa, commissionata nel 1905 da Monsignor Bertolotti per la sorella Rosalia; è un edificio liberty che avrebbe bisogno di qualche restauro, ma che mantiene comunque tutto il suo fascino.

Nelle varie sale i pavimenti decorati in graniglia e le pareti con affreschi floreali sono la cornice delle vetrine museali con i capolavori dei maestri vetrai.

Il blu intenso del vaso “Clava” del 1954 contrasta con il rosso rubino del “Portaombrelli” di Dorino Bormioli che nel 1937 vinse il Primo Premio all’Esposizione Internazionale di Parigi; circa 30 chili di vetro il cui colore intenso fu realizzato con polvere d’oro.

Ci sono poi i calici di vetro inciso, i grandi vasi monumentali, oggetti di vetro che ormai sono dimenticati come il portaorologi da taschino e le nasse di vetro per i pescatori.

Il percorso espositivo si chiude con i vasi i realizzati dai vetrai altaresi migrati in Sud America; fin dalla prima metà dell’Ottocento gruppi di vetrai cercarono fortuna in Argentina, dove la tradizione vetraria altarese continua tutt’oggi.

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